Un viaggio nell’universo scuola – dell’Avv. Elena Laezza

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La scuola è un mondo anzi, direi, un universo, con il quale tutti veniamo inevitabilmente in contatto  come studenti e del quale pensiamo, incautamente, di liberarci definitivamente una volta ottenuto il tanto agognato titolo di studio, qualunque esso sia.

Ci accorgiamo presto, però, che liberarsi della scuola non è così semplice. La fine della scuola, intesa come termine del corso di studi, non comporta l’uscita definitiva da questo universo parallelo.

Dopo pochi anni, infatti, ecco che siamo di nuovo catapultati nel mondo di libri e quaderni come genitori o nonni di studenti. Perfino se non abbiamo figli o nipoti, ci sarà sempre un parente un amico o un semplice conoscente che ci riporterà a toccare con mano il mondo dell’istruzione.  A quel punto ci sentiremo di conoscere già tutto, perché noi lì ci siamo già stati e sappiamo bene di che cosa si tratta e come sopravvivere in quel luogo.

Quando incontriamo sul nostro cammino il mondo della scuola dopo alcuni anni tendiamo, infatti, a pensare che essa sia rimasta immutata nel tempo e pretendiamo di ragionare con docenti e studenti facendo riferimento alla realtà nella quale noi abbiamo vissuto all’epoca.

Anzi, non è raro ritrovarsi a pensare  e a sostenere con forza durante le discussioni inevitabili sui problemi del mondo della scuola, che le cose andavano meglio allora e, anzi, ancora meglio ai tempi dei nostri nonni o addirittura bisnonni ( senza tenere conto, però, che a quei tempi la scuola non era per tutti…).

Forse ciò accade perché è lì, a scuola, che abbiamo passato gli anni più belli e spensierati della nostra vita.  Ed è sempre lì che abbiamo acquisito la nostra indipendenza e formato la nostra personalità. A scuola, insomma, abbiamo imparato non solo nozioni, ma anche relazioni.

L’universo scuola, però, come ogni universo che si rispetti, non è statico e sempre uguale a se stesso ma, fortunatamente, si muove ed evolve e si adegua ai tempi, se pur con estrema lentezza. Sarebbe, quindi, anacronistico pensare di riprodurre oggi la scuola dei nostri nonni, dei nostri genitori o anche quella che abbiamo conosciuto noi, come se questo fosse la soluzione a tutti i problemi.

Se è, dunque, vero che non vi sognereste mai di accompagnare i vostri figli a scuola con cavallo e carrozza, perché mai pensate di ritrovare nella scuola di oggi lavagne di ardesia, bambini con grembiule nero e fiocco bianco inamidato, studenti ossequiosi e pressoché muti,  cartelle rigide, professoresse di matematica brutte e arcigne, quaderni scritti con calligrafie impeccabili?

Anche se l’istituto scolastico frequentato da vostro figlio o vostro nipote è  fisicamente quello che avete frequentato voi (perché, ammettiamolo, le strutture, forse, sono le uniche cose che non sono cambiate un gran che…), dentro c’è un mondo completamente diverso da quello che avete lasciato perché la scuola è, fortunatamente, il riflesso della società e si trasforma con essa.

Cari lettori di dpl magazine ho pensato, così, di di fare con voi un viaggio attraverso l’universo chiamato scuola, una specie di “tour conoscitivo” per coloro che si affacciano per la seconda  o terza volta a questo mondo, ma anche per coloro che, pur giovani e alla prima esperienza, possono trovarsi disorientati ad un primo approccio con questo intricato e bellissimo percorso.

Durante questo viaggio incontreremo parecchie parole nuove, alcune incomprensibili, altre in lingue  straniere, molti acronimi e parecchie novità tecnologiche.

Conosceremo Lim e tablet, registri elettronici e didattica digitale, ma anche bisogni educativi speciali e difficoltà di apprendimento, inclusione e metodologie didattiche innovative.

Impareremo anche a  decifrare quelle che, a prima vista, sembrano parole in codice come CLIL, DSA, PDP, DDI, PON, PTCO  e molte altre ancora.

Siete pronti a partire? Vi aspetto al prossimo articolo.

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