Nella prima parte di questo articolo ho raccontato della caratteristica dell’essere umano che credo fondamentale, ossia la capacità di vedere limiti intorno e dentro di sé e il bisogno di superarli.
Per il bambino piccolo superare il limite è conquistare il linguaggio, imparare a camminare e tutto ciò che un adulto è in grado di fare. Poi c’è la conquista dello spazio sociale, avere degli amici, una cerchia di conoscenti, un* partner; in ambito lavorativo ci si impegna per acquisire l’autonomia economica superando, così, il limite della dipendenza dalla famiglia e conquistando spazi di realizzazione professionale. A livello fisico, il superamento dei propri limiti può assumere molte forme, come ad esempio l’allenamento per aumentare la resistenza, la forza o la flessibilità del proprio corpo. Insomma, le persone cercano di sviluppare sé stessi, ampliare le proprie conoscenze e capacità, più in generale di raggiungere obiettivi personali e professionali. E questo lo si fa partendo da ciò che è dato, c’è chi gode di buona salute e chi, invece, si confronta con difficoltà e problematiche anche importanti già da piccolo. Ma tutti sentono il desiderio e investono tutte le energie nel perseguirlo.
Questa caratteristica umana si osserva già nei bambini dalla più tenera età, lo sanno bene i genitori che cercano di arginare e soprattutto proteggere i bimbi quando sono intenti ad esplorare il loro “mondo” e si arrampicano, corrono, scappano, toccano, fanno domande cercando di conoscere approfonditamente e ampliare il loro territorio in lungo, in largo ed anche in alto e in basso. È lì che, come genitori, ci si può rendere conto di quant’è importante lasciare che il figlio mantenga e sviluppi il suo desiderio e soprattutto che eserciti in prima persona la sua capacità di conquistare i suoi obiettivi: se il genitore si sostituisce al figlio eliminando tutti i limiti intorno a lui lo priva della fondamentale possibilità di sviluppare quella motivazione e capacità di conquistarsi da solo i suoi “territori” secondo il suo desiderio e così costruirsi la sua autostima e, insieme, la sua voglia di vivere.
Un’altra area in cui mi capita spesso di osservare questo bisogno di “sconfinare” è quello della relazione di coppia. Già perché quando si decide di “diventare coppia” i due iniziano una vera e propria negoziazione dello spazio relazionale, inizialmente anche molto faticosa, che è costellata di domande, come ad esempio: “chi sono io e chi siamo insieme?”, “quali attività rimangono mie e quali della coppia?”, “quali desideri rimangono miei e quali della coppia?”, e “secondo quali valori decidiamo di realizzare i nostri desideri?” e poi “come organizziamo la nostra scala di priorità?” e ancora “come decidiamo/riusciamo a stare un* accanto all’altr* nei momenti difficili?” e molte altre. Questa negoziazione, che non è completamente consapevole, ma più spesso è fatta di comportamenti automatici anziché di parole, inizia, in genere, subito dopo la fase dell’innamoramento (già, perché in quel periodo di limiti da superare non se ne vedono…!) ed è caratterizzata dal confronto: ciascuno dei due mette sul tavolo le proprie abitudini, idee, preferenze, idiosincrasie e si cerca, come nella costruzione di un puzzle, di ordinare i pezzi facendone combaciare il più possibile i contorni. Spesso, però, il puzzle non viene proprio preciso, alcune sovrapposizioni e alcuni “buchi” restano, ma se il “quadro” è comunque visibile e gradevole la coppia funziona.
D’altra parte, questa negoziazione va rifatta più e più volte nella vita della coppia, ogni volta che avviene un cambiamento, anche felice. Ad esempio la nascita di un figlio, che con il suo arrivo sparpaglia tutte le tessere del puzzle costringendo i partener a trovare un nuovo accomodamento, ad interrogarsi nuovamente sulle domande di cui sopra e altre ancora ma, a questo punto, il disegno è cambiato e ci sono nuove tessere. Ancora più complesso è quando la coppia affronta fatti tristi o traumatici.
Lavorando con le coppie mi accorgo che, spesso, il conflitto nasce proprio dalle difficoltà legate al compito di confrontarsi con limiti e confini da negoziare. E ce ne sono parecchi su cui lavorare, sono interni ed esterni come progetti futuri, rapporti con le famiglie d’origine, ruoli di cura dei figli e della casa, lo spazio dedicare al lavoro, agli amici, alle vacanze insomma la sfida è riuscire ad integrare i territori personali dei singoli partner all’interno del più vasto territorio di coppia.
E qui, forse, interviene un’altra possibilità evolutiva dell’essere umano cioè la capacità di gestire, bilanciare il proprio bisogno egoistico (seppur perfettamente legittimo in quanto bisogno) di superare il limite quando si incontra quello di un altro. A volte, non è il superamento del limite a dare gratificazione, ma l’osservare l’armonia creata dalla scelta di definire i confini del proprio territorio nel rispetto di quello altrui.

Mediatrice familiare, civile e commerciale, counselor, conduttrice gruppi di parola, formatrice,
laureata in Scienze per la pace: cooperazione internazionale e trasformazione dei conflitti presso
l’Università di Pisa. Da oltre dieci anni accompagno individui, coppie e famiglie in percorsi di
counseling e mediazione familiare con lo scopo di aiutarli ad affrontare e risolvere difficoltà
personali, relazionali o conflittualità.
Per dieci anni ho collaborato con un Centro Antiviolenza sostenendo donne vittime di
maltrattamento intrafamiliare e stalking nell’uscita dalla violenza. In questo ambito sono stata
docente in diversi contesti formativi rivolti ad operatori socio-sanitari e Forze dell’Ordine.
Sono docente in master per mediatori familiari e mi occupo di formazione in ambito aziendale.
Dal 2014 sono responsabile per la Lombardia del progetto Cominciamo da Piccoli di Fondazione
Paracelso che prevede l’affiancamento di una mediatrice alla famiglia fin dal momento della
diagnosi per sostenere i genitori di piccoli con emofilia aiutandoli ad affrontare, praticamente ed
emotivamente, tutti i bisogni che possono insorgere.
Dal 2018 collaboro con A.C.E. Associazione Coagulopatici ed Emofilici nell’ambito del progetto In
Ascolto a favore dei pazienti adolescenti, adulti e anziani dei Centro Emofilia del Policlinico di
Milano e dell’Humanitas di Rozzano (Mi) e dei loro familiari mettendo a loro disposizione uno
spazio di counseling e mediazione familiare.
Profondamente convinta che, come osserva Fritjof Capra, l’unica vera logica che governa
l’universo è quella cooperativa nella quale più io sto bene, più tu stai bene.
Contatti: e-mail sonja.riva@yahoo.it; telefono 335-8293773